Scrocchiarsi le dita: abitudine nociva o innocua?





Si narra che Franz Liszt, il celebre compositore ungherese, fosse solito, prima di esibirsi al pianoforte, scrocchiarsi le dita per rendere più fluide le mani. Un’abitudine che hanno in molti e che dà una certa soddisfazione. Il gesto, diffuso soprattutto tra gli adolescenti, viene spesso ripetuto anche in età adulta, come antidoto ad ansia, stress, insicurezza, noia. Ma non tutti compiono questo movimento con la stessa disinvoltura: riesce semplice a chi ha ampio spazio tra le giunture, più difficile a chi ha spazi ristretti.Cosa accade quando ci si scrocchia le ditaScrocchiarsi le dita (ma anche il ginocchio, il gomito, il polso, il collo) non ha nulla a che fare con le ossa in senso stretto, come alcuni credono, ma riguarda le articolazioni, strutture costituite da due o più superfici cartilaginee separate dal liquido sinoviale, una sottile pellicola che agisce come un lubrificante, e tenute insieme da elementi come la capsula, i legamenti e i tendini. «Una trazione dell’articolazione, come lo stato di massima flessione, comporta una modifica della pressione del liquido sinoviale che già si trova in un ambiente a pressione negativa», spiega Maurilio Bruno, responsabile dell’unità operativa di Chirurgia della mano II dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi (Gruppo Ospedaliero San Donato). «Se la pressione idrostatica aumenta, i gas contenuti in soluzione nel liquido, come diossido di carbonio e idrogeno, si riuniscono raccogliendosi in bolle

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Pubblicato il: 2 Marzo 2016

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