
Se ne parla da prima dell’estate. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, esponente del Movimento 5 Stelle, deve decidere se fermare o meno l’indagine su Vittorio Di Battista, padre di Alessandro Di Battista, autore il 23 maggio di un post su Facebook con offese e minacce al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Come spiega oggi il quotidiano Repubblica (in un articolo a firma di Giuseppe Scarpa) sono passati quasi quattro mesi e il Guardasigilli non ha ancora assunto la decisione sul fascicolo che giace sulla sua scrivania, quasi a voler congelare l’indagine. Il fascicolo inviato a Bonafede era stato iscritto con un titolo pesante. I magistrati avevano cambiato la contestazione da ‘Offesa all’onore o al prestigio del presidente della Repubblica’ (articolo 278 del codice penale) ad un più grave ‘Offesa alla libertà del presidente della Repubblica‘ (articolo 277), punito con la reclusione da 5 a 15 anni . Il codice penale stabilisce (articolo 313) che per quei delitti «non si può procedere senza l’autorizzazione del Ministro per la giustizia».
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