Cos’è il boccon del prete?





È un’espressione di origine antica, attestabile all’ epoca medievale – quando il clero e l’aristocrazia erano soliti ricevere in dono dai contadini, costretti a un omaggio edibile, i tagli di bestiame più succulenti – ma la sua fama attraversa le epoche e le opere: lo cita Shakespeare come “parson’ s nose” (naso del prete) nel soliloquio di Mercuzio in Romeo e Giulietta , e balena persino ne Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet , fra le ossessioni gastronomiche dei personaggi in scena. Ma in cucina, oggi come ieri, il boccon del prete gode di almeno un paio significati, entrambi indicanti il ‘tocco’ più saporito di un animale di mare o di terra: si usa più raramente per indicare il così detto “ guanciale del pesce ”, ovvero la parte del filetto più vicina agli occhi dell’animale (per la precisione quella fra l’occhio e la mandibola), considerata, nei filetti superiori al kg di peso, la zona preferibile per gusto e consistenza. Ed è più spesso impiegato per descrivere il sottocoda del pollo , ovvero l’area migliore dell’animale più allevato, consumato ed esportato al mondo.

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Pubblicato il: 24 Febbraio 2020

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