Il punto decisivo (e controverso) è che per il nostro ordinamento la vita non è un bene disponibile: è della collettività, dunque il suicidio non è ammesso. La codificata dignità umana ci consente di rifiutare le cure ma non di rifiutare una vita di irrimediabile sofferenza. Su questo ruota il processo a Marco Cappato, il leader radicale che condusse Dj Fabo alla fine in Svizzera. La pm voleva l’archiviazione ma il gup ha disposto il giudizio nel sospetto che Cappato abbia agevolato un atto violento su un bene, appunto, non disponibile. Ieri in tribunale ha testimoniato l’infermiere di Dj Fabo.
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